mercoledì 5 settembre 2012

Gran Paradiso

Gita sociale ASR con ben due battesimi dei 4000, Giulia e Marco, in ambiente splendido.

Dati fondamentali

Partenza: Pont Valsavaranche 1960 m s.l.m.
Vetta: 4061 m s.l.m.
Dislivello: ~800 m al rifugio + 1300 m alla vetta (~30 m roccia finale)
Tipologia e difficolta': sentiero E, ghiaccio (crepacci), roccia II, F
Ritirata: comoda lungo la via di salita
Discesa: comoda lungo la via di salita (al rientro occhio ai ponti di neve)
Attrezzatura: da ghiacciaio, 2 rinvii per proteggersi sugli ultimi metri
Acqua: fontana alla partenza, rubinetti al rifugio
Note: gita molto bella e assolutamente non difficile. Il rapporto ambiente/sbatta e' molto favorevole ed e' sicuramente un'ottima gita per far fiato in ambiente d'alta quota eppure non severo. Il luogo e' molto affollato e si vede molta superficialita'; secondo me e' un itinerario da non percorrere, nonostante la facilita', senza attenzione perche' di crepacci ce ne sono parecchi. Da prestare parecchia attenzione in cima dove le cordate si accalcano per raggiungere la madonnina. Tenersi un po' di energie residue per la discesa: son 2100 m.

Accesso

Si prende l'autostrada fino ad Aosta e si percorre la Valsavaranche fino in fondo, fino a Pont. La' si trova un grosso parcheggio da dove parte il sentiero per il rifugio Vittorio Emanuele.

Avvicinamento

Il sentiero fino al rifugio e' praticamente un'autostrada, con qualche scorciatoia per chi si sente performante. Il rifugio e' un buon punto di partenza e nonostante sia sempre affollato ci si sta bene.

La via normale

Dal rifugio si prende il sentiero che sale verso sinistra. Quest'anno a causa delle condizioni del ghiaccio il tracciato della via normale e' cambiato un po'. Ora conviene proseguire verso sinistra fino a risalire e percorrere in cresta la morena (il torrente va attraversato in corrispondenza di un paletto di legno), da li' si prosegue per pietraia e detriti, mai troppo disagevoli, fino all'attacco del ghiacciaio. Il ghiacciaio si attacca circa a quota 3200. La prima parte e' la piu' tormentata. La traccia e' ben scavata e i crepacci (seconda meta' di agosto) sono ben visibili, tuttavia occorre prestare attenzione. Superata la crepacciata, si percorre un pendio all'apparenza dolce ma che tira discretamente, alla fine del quale una rampa un po' piu' ripida porta alla Schiena d'Asino (XXX). Dalla Schiena il panorama inizia ad aprirsi sullo Ciaforon (XXXX) e in lontananza e' possibile scorgere il Dente del Gigante (XXX). Si piega a sinistra risalendo le tracce lasciate dalle numerose cordate che son passate prima di noi. Manca poco: un paio di centinaia di metri e si puo' scorgere la vetta rocciosa. Con attenzione si supera la crepaccia terminale e si risale fino all'attacco delle rocce. L'anticima e' comoda ed e' un buon posto dove fermarsi per far passare le cordate che scendono dalla cima vera e propria. Un ultimo passo un po' esposto ma con spit porta alla madonnina.

La discesa

La discesa ricalca perfettamente l'itinerario di salita. Solo bisogna avere l'accortezza di non far troppo tardi.

E, come al solito, un po' di foto...

domenica 19 agosto 2012

Rognosa di Sestriere


In attesa della relazione sulla gita nel Rosa, ecco una punta fatta in giornata insieme con Stefano "Steulin" alla sua prima alpinistica.

Dati fondamentali

Partenza: Colle del Sestriere 2035 m s.l.m.
Vetta: 3280 m s.l.m.
Dislivello arrampicata: ~350 m
Dislivello totale: 1245 m
Tipologia e difficoltà: roccia, PD+, III
Ritirata: estremamente difficoltosa; vie di fuga a un terzo della cresta
Discesa: comodissimo sentiero
Attrezzatura: alpinistica completa*, il casco!**
Acqua: ruscello a monte della diga
Note: il posto è splendido ma la cresta nord è brutta. Di per sé non sarebbe male se la roccia non fosse così friabile; a ogni passo bisogna controllare con la massima attenzione appigli e appoggi perché anche ciò che sembra buono tende a rimanere in mano o a dilavare.
Nel complesso è una via non difficile ma molto stressante psicologicamente perché richiede una elevata e continua concentrazione a causa della roccia friabile e degli sfasciumi che accompagnano lo scalatore dall'attacco alla vetta.

* chiodi e friends son quasi del tutto inutili perché la roccia cade a pezzi
** sembra di scalare sui cracker, è facilissimo tirar sassi al secondo; inoltre ci sono stambecchi e camosci che non si fan troppi problemi quando passano vicino (i.e. sopra) agli scalatori.

Accesso

L'accesso non presenta nessun problema: si arriva al Colle del Sestriere, dove inizia la statale della Val Chisone e si parcheggia di fronte agli impianti.

Avvicinamento

Lasciata la macchina si prende una strada sterrata che conduce verso il vallone nel quale scorre il torrente Chisonetto. La strada si fa sentiero e lo si segue fino ad una diga. Si prosegue seguendo le indicazioni per il passo di Banchetta (2679 m). Quando si arriva su un pianoro ci sarebbe la tentazione di tirar dritti verso l'ormai evidente cresta nord della Rognosa, tuttavia bisogna seguire il sentiero che prosegue sulla sinistra fino a guadare il torrente e risalire sul costone che porta anche al monte Banchetta. Giunti al passo (2h scarse di buon passo), si attacca la cresta su tracce di sentiero e pietraia di sfasciumi.

La cresta Nord

Salendo la pietraia si nota subito un enorme risalto roccioso di colore chiaro. Probabilmente prima del dovuto, abbiamo attaccato a scalare un canalone alla sua destra per poi risalirlo verso sinistra. In questa prima parte abbiamo attrezzato un paio di tiri di corda proteggendoci con cordini e rinvii, con non poche difficoltà per trovare spuntoni solidi. Il resto dell'arrampicata (a parte un tratto un po' esposto) è stato fatto in conserva. Un centinaio di metri sopra il torrione chiaro si apre un colle caratterizzato da sfasciumi scuri su cui si notano tracce di sentiero che portano a valle su entrambi i versanti: queste sono le ultime vie di fuga prima della vetta. Successivamente si segue il filo di cresta laddove possibile. La cresta presenta numerosi torrioni (ognuno dei quali illude di essere la vetta) alcuni dei quali conviene che vengano scalati (talvolta l'aggiramento comporta esposizioni da noi giudicate eccessive, tenedo conto della qualità infima della roccia) ma, se possibile, si consiglia di aggirarli sulla destra (ovest). Gli ultimi metri possono essere ascesi lungo il sentiero oppure con un ultimo tratto di arrampicata.

La discesa

La discesa non presenta nessun problema, a parte la lunghezza. Il sentiero è ottimo. Si scende lungo il sentiero che solca la cresta ovest; prima di scendere alle rocce di S. Giacomo cercare sulla destra un sentiero che, tramite ghiaioni, riporta alla diga; da lì stesso tragitto dell'andata.

Di foto ne abbiamo fatte molto poche e tutte in vetta o al rientro perché non era proprio il caso di distrarsi e perdere tempo. Meglio dedicare le energie mentali per controllare l'infida roccia.

Eccola che svetta in lontananza!

La conca da risalire verso sinistra

Eccolo il nostro mostro

Eh si, siamo arrivati da lì...

In cima, finalmente!

Io e Ste sotto la madoninna

Infine, il sentiero normale per la discesa

venerdì 13 luglio 2012

Torre Germana

Finalmente un'altra gita alpinistica di cui scrivere!
La Torre Germana è un'icona dell'alpinismo classico e su di essa si può assaporare la storia di alpinisti d'altri tempi quali Grottanelli, Vaciago (primi salitori), Boccalatte, Piolti, Rivero (primi salitori di quello che oggi è noto come Spigolo Boccalatte) e il Fortissimo Giusto Gervasutti.
La roccia è uno splendido calcare dolomitico, solido dove serve ma spesso friabile, e si scala abbracciati dal paesaggio lunare offerto dalla punta delle Quattro Sorelle. Di fronte, sull'altro versante della Valle Stretta, la Parete dei Militi.
I passaggi più duri son ben protetti e le soste sono tutte comode e su recenti spit, ma i tiri facili son piuttosto avari di protezioni il che, unito alla bella esposizione concede di assaporare quella componente di avventura che su alte vie (anche più difficili tecnicamente) talvolta manca.

Dati fondamentali

Partenza: Pian dei Militi 1702
Vetta: 2197 m s. l. m.
Dislivello arrampicata: 250 m
Dislivello totale: 495 m
Tipologia e difficoltà: Roccia, D, V+
Ritirata: doppie su soste a spit (non anelli)
Discesa: 1 doppia, disarrampicata e ghiaione
Attrezzatura: progressione su roccia e protezioni veloci
Acqua: fontana al Pian dei Militi
Note: i gradi sono gradi classici che tengono conto anche dell'esposizione dei passaggi. Probabilmente gli stessi tiri affrontati senza zaino, in scarpette e con spit ogni 2 m non sarebbero dei 5c, ma il doversi proteggere aggiunge un pizzico di emozione in più di cui chi ha gradato ha tenuto conto. In caso di temporale la Torre Germana diventa un bel parafulmine.

Accesso

L'accesso è estremamente semplice: si arriva a Bardonecchia, si prosegue verso Melezet e si entra in Valle Stretta. Si percorre la strada che diventa sterrata fino al Pian dei Militi e si parcheggia sotto la Parete dei Militi.


Avvicinamento

Dal Pian dei Militi la Torre è perfettamente visibile sulla sinistra orografica, di fronte alla Parete. Le guide consigliano di parcheggiare più avanti, in prossimità di un gruppo di costruzioni, entrare nel bosco e poi tagliare a destra. Noi abbiamo deciso di inerpicarci dritti su per il ghiaione. Si attraversa il torrente (c'è il ponte), poi una macchia di vegetazione piuttosto fitta e si sbuca in pietraia. Si punta direttamente verso la Torre e si aggira una prima parete di calcare giallastro (io l'ho aggirato a sinistra, Gitsu san a destra). Questa via di avvicinamento è piuttosto frustrante e, se vogliamo, una metafora della vita: si fan due passi avanti e uno indietro. Ad ogni modo risalito il ghiaione ci si porta alla base del Torrione Gervasutti, che ben si staglia sulla sinistra della Torre. 


Lo spigolo Boccalatte

Nel 1936, il Fortissimo ritoccò la via aperta l'anno prima da Gabriele Boccalatte & co. aggiungendovi l'ascesa su quello che sarebbe divenuto il Torrione Gervasutti. La via parte dalla sua base e l'attacco va cercato con un po' di attenzione giacché non c'è la consueta fila di spit che la individua. Si deve cercare uno spit altezza ginocchio (S1)* e la prima sosta (S2) in alto a sinistra (ad oggi è caratterizzata da un cordone arancione). Nei primi tiri gli spit sono esigui ma ci si può proteggere facilmente con cordini attorno a spuntoni. Alla fine del terzo tiro si raggiunge una piccola forcella e, se lo si desidera, si può fare una capatina a visitare l'aguzza guglia della Punta Marta (sx) ma la catena di calata (S4) è qualche metro più a destra. Dalla cima del Torrione si fa una breve doppia e si raggiunge direttamente la sosta di attacco al corpo vero e proprio della Torre. Si risale verso sinistra lo spigolo e si giunge alla prima sosta (S5). Di qua il secondo tiro è il più impegnativo (soprattutto in partenza) ma è estramamente breve e noi l'abbiamo concatenato con il successivo arrivando direttamente a S7. Di qua un altro tiro con un paio di passaggi impegnativi. La partenza sembra molto dura, ma la chiave per uscirne in un baleno è tenersi sulla sinistra; segue un traverso molto esposto ma non particolarmente duro (opportuno piazzare un friend se si riesce), poi una bella placca impegnativa con fessura e si giunge a S8. Segue tiro facile con parte finale praticamente su sentiero. Anche qui ci sono due soste vicine, una appena fuori dalle difficoltà e una subito sotto l'ultimo tiro (cercarla traversando verso destra). L'ultimo tiro è estremamente piacevole e, quando si sbuca in cima a veder la madonnina, la soddisfazione è grande!

* La numerazione delle soste concorda con la relazione di AltoX.


La discesa
Dalla cima, guardando verso la punta delle Quattro Sorelle, si scende verso destra e si cerca la catena per la doppia. Ci si cala per una venticinquina di metri fino a una cengetta. Da lì si scorge più un basso un bel cordone rosso attorno a un pino, estremamente invitante: ignorarlo! Faccia a valle, sulla sinistra si vedono degli ometti su una cengia sentierosa che aggira uno spigolo di roccia. Si seguono quegli ometti e si trova uno spit con maglia rapida. La calata sarebbe estremamente corta e conviene disarrampicare verso la forcella con un po' di attenzione. Da lì si scende nel canalone verso sinistra (sempre guardando le Quattro Sorelle). Occhio che è tutto uno sfasciume, conviene tenersi il casco e stare vicini. In breve si raggiunge il ghiaione. In discesa ci si rifa' delle frustrazioni dell'andata: non sarà il massimo della sicurezza, ma lo ski rock è molto divertente (sempre prestando la massima attenzione a chi potrebbe trovarsi sotto!).

Purtroppo le batterie della macchina fotografica e del telefono erano scariche e, quanto a foto, la gita è stata esigua. Ecco quel che son riuscito a fare:
 

Il Torrione Gervasutti e lo Spigolo Boccalatte

La Torre come appare dal Pian dei Militi

Guardando verso il basso...

... ma anche verso l'alto!

Il Thabor

Paesaggio bucolico
Foto di vetta. Purtroppo mi son messo davanti alla madonna e la carica del telefono non ci ha concesso una seconda opportunità...



mercoledì 16 maggio 2012

Cresta delle Lunelle

La prima relazione deve inevitabilmente riguardare il luogo in cui e' stata concepita l'idea di Sorrisi Verticali.


La cresta delle Lunelle e' una via classica, molto piacevole e purtroppo (o per fortuna) passata di moda. L'arrampicata non e' difficile, il percorso viene fatto interamente con gli scarponi, slegati o al piu' di conserva media. L'unico passaggio in cui conviene attuare la progressione su roccia e' la Placca Santi verso la fine della cresta.


Dati fondamentali
Partenza: Pugnetto 830 m s. l. m.
Vetta: 1494 m s. l. m.
Dislivello arrampicata: 300 m
Dislivello totale: 664 m
Tipologia e difficolta': roccia, IV
Ritirata: lunga e difficoltosa lungo la via
Discesa: comoda, 2 doppie e sentiero
Attrezzatura: progressione su roccia (da poter far sicura e calarsi in doppia). Il casco!
Acqua: fontana alla partenza lungo il sentiero
Note: itinerario lungo, da evitarsi in caso di maltempo


Accesso


Da Torino dirigersi a Venaria e da li' verso Lanzo; seguire le indicazioni per Ceres prima e per Traves poi. Infine seguire quelle per Pugnetto e parcheggiare nelle vicinanze della chiesa dove, per altro, termina la strada.


Avvicinamento


Due sono le possibilita' di accesso: da Traves e da Pugnetto. Da Pugnetto si cammina un po' di meno e si evita di salire al colle delle Lunelle (1400 m s. l. m.) per poi ridiscenderne.
Da dietro la chiesa di Pugnetto parte un sentiero che si inerpica tra le case e prosegue in uno splendido bosco di castagni e faggi che piu' in alto cedono il posto alle betulle e ai larici.
Ogni tanto lungo il sentiero si trovano le indicazioni per la palestra di roccia. A un certo punto si arriva ad un vecchio alpeggio, segno che si e' sulla buona strada, da li' il sentiero prosegue verso l'alto fino a scollinare verso la Val d'Ala. A questo punto si comincia a vedere la cresta in questione e lo spettacolo e' decisamente emozionante. Il sentiero esce dal bosco per trasformarsi in una pietraia piena di rododendri e ginepri, e non sempre e' ben segnalato. Tuttavia si trova una palina con l'indicazione. Seguendola si arriva alla base della via che non e' segnata. La cresta da risalire e' la seconda partendo da sinistra.


Arrivando da Traves si scollina al colle delle Lunelle dal quale si discende fino alla palina con l'indicazione (questo tratto verra' percorso al ritorno).


La via Accademica


Si comincia a risalire la cresta su facile placca. E' bene partire con l'imbrago indosso e col casco in testa anche se si sale slegati poiche' lungo la salita occorrera' attrezzare un paio di doppie. Si risalgono due torrioni molto panoramici dai quali ci si cala (ancoraggi in loco) per proseguire sempre sul filo di cresta. La via e' piuttosto lunga (portarsi molta acqua specie se fa caldo) con bei posti per far pausa e sgranocchiare una merenda. I passaggi sono facili ma spesso sono belli esposti, quindi occorre non distrarsi mai nemmeno quando si e' tranquilli.
Il passaggio chiave e' senza dubbio la Placca Santi che si trova poco prima della cima. Qua e' presente uno spit per assicurare l'assicuratore e lungo la placca sono piantati 3 chiodi, in piu' sulla destra si trova un ottimo spuntone per proteggersi con un cordino o una fettuccia. L'uscita dalla placca butta leggermente in fuori ed e' molto esposta, considerando che l'ultimo chiodo a quel punto e' situato un paio di metri sotto gli scarponi (e non ce n'e' altri). Dopo l'uscita si risale un canalino erboso e reso scivoloso dalla copiosa quantita' di olina, al fondo del quale si trova una roccia con gli ancoraggi per assicurare i secondi.
Da li' alla cima manca veramente poco!
La vetta e' splendida: si possono ammirare Le Valli d'Ala e Grande a nord, il massiccio del Civrari a sud, l'Uja di Calcante e in lontanza la Rocca Moross a ovest.
L'ampiezza della cima consente di godersi il paesaggio e qualche momento di sano e meritato svacco.


La discesa


Se ci si volge come se si stesse arrivando dalla via Accademica, in basso a sinistra si trova una bella cengia con gli ancoraggi di calata. Se si hanno 2 mezze corde da 60 m ci si cala fino a terra, altrimenti si trova un'altra sosta a meta' calata. Da li' si seguono i bolli rossi fino al colle. Occhio alla palina che e' mobile e, quindi, potrebbe indicare direzioni completamente casuali: scendere a sinistra! Il sentiero dal colle alla palina incontrata in partenza tende a perdersi tra massi e rododendri, ma basta non lasciarsi impanicare e ricordarsi da dove si e' arrivati.


Buona ascesa!


E se qualcuno volesse ammirare un po' di foto...




La Via Accademica 


 Ecco, qua nacque l'idea di questo blog... 



 Fede si cala un poco incerta, ma la prossima si divertira' come una pazza!
Prima doppia (di oggi) per Dario


Lasciamo spaziare lo sguardo sulla Val d'Ala


Cisco, Fede e Gitsu si esibiscono in uno splendido triangolo isoscele


Foto di rito


Goodbye!





Introduzione

Chi non aveva bisogno di un altro blog alpinistico? La risposta e': tutti non ne avevano bisogno! Tuttavia questo blogghino servira' come archivio di gite per chi ha voglia di scalare qualcosa ma non sa cosa. E ora avanti con le gite!